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Mangiare con la testa e con il cuore: il lato emotivo del cibo

Quando pensiamo al cibo, pensiamo subito al gusto, ai nutrienti, alle calorie. Ma il cibo è molto di più. È il profumo della cucina della nonna. È la pizza con gli amici dopo una giornata difficile. È quel dolce che ci concediamo “perché ce lo meritiamo”.

Il cibo ha un potere emotivo enorme, che spesso sottovalutiamo. E imparare a riconoscerlo è il primo passo per avere un rapporto più sano, più sereno e più vero con ciò che mangiamo.

Mangiare è uno dei gesti più antichi e istintivi dell’essere umano. Non serve solo a nutrirci: serve anche a calmarci, a premiarci, a consolarci. Lo facciamo da bambini, quando un biscotto placa un capriccio. E continuiamo da adulti, quando il cioccolato diventa una piccola coccola dopo una giornata pesante.

Il problema non è “mangiare per emozione”. È non rendersene conto. Quando il cibo diventa l’unico modo per gestire ansia, noia o frustrazione, iniziamo a usarlo per coprire, invece che per nutrire. A volte il corpo ci parla, ma noi non lo ascoltiamo. Mangiamo per abitudine, per automatismo, perché è “ora di pranzo” o peggio, saltiamo i pasti perché siamo troppo impegnati, e poi arriviamo alla sera affamati e nervosi.

In tutto questo, ci dimentichiamo di chiederci: “Di cosa ho davvero bisogno adesso?”

  • Fame fisica o fame emotiva?
  • Ho bisogno di energia, o di una pausa?
  • Mi sento pieno, o mi sto riempiendo?

Allenarsi ad ascoltare queste domande, anche una volta al giorno, può cambiare molto. Però mangiare bene non è mangiare perfetto.

Mangiare bene è personale

In un mondo pieno di regole, diete e alimenti “proibiti”, rischiamo di vivere il cibo con ansia o senso di colpa. Ma il benessere non nasce dal controllo ossessivo. Nasce dall’equilibrio. Dal saper scegliere ciò che ci fa bene, fisicamente ed emotivamente.

Per alcune persone, questo vuol dire fare attenzione a determinati alimenti — per allergie, intolleranze, patologie o sensibilità intestinali che impongono regole precise. Per altre, vuol dire concedersi un pasto in compagnia anche se non è “perfetto”.

In entrambi i casi, il segreto è lo stesso: volersi bene, anche a tavola. Trovare ciò che funziona per sé, senza giudizio.

La prossima volta che ti siedi a mangiare, prova a rallentare. Fai un respiro. Guarda il piatto, sentine il profumo. Assaggia, con attenzione. E chiediti: “Come mi fa sentire questo cibo?” 

Magari ti sorprenderai. Perché mangiare bene non significa solo scegliere cibi sani ma significa nutrirsi con rispetto, presenza e affetto. Con la testa e con il cuore.

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